Brumano

Brumano, abitato nei tempi remoti dai Galli Cenomani Insubri giunti dalla Gallia nel V° Sec. avanti Cristo è un nome di origine Celtica che vuol dire “Sorgente”. Il nome di Brumano è stato trovato inciso su una lapide del I secolo dopo Cristo trovata murata nella torre campanaria della chiesa di S. Giorgio a Nese. L’interpretazione di questa scritta , purtroppo mancante in parte, è stata fatta da Don Angelo Mazzi, il quale afferma che esiste in quel di Brumano, un prato, dove gli abitanti di Nese ne possono usufruire ricordandosi di onorare gli ex proprietari donatori. Dunque, Brumano doveva essere un “Pagus”, un piccolo centro federato con altri centri.

Alla conquista dei territori da parte dei Romani alla fine del secondo secolo a.C. Brumano diventa un punto di avvistamento e dunque di controllo dominante la strada per Monte di Nese che era una strada essenziale per il collegamento della valle Brembana con la valle Seriana. La popolazione inizialmente dedita alla pastorizia, più tardi, si è dedicata anche all’estrazione delle pietre “Coti”, indispensabili per l’affilatura delle falci e coltelli. (vedi località Grampoglio). Di Brumano non si hanno notizie fino all’anno 1650, quando un ricco proprietario terriero, Lorenzo con i figli Francesco e Domenico Minelli, sborsano un’ingente somma, circa 100.000 ducati d’oro, alla Repubblica Veneta per ottenere il Patriziato Veneto. Le casse Venete erano sempre bisognose di liquidi perché dovevano combattere l’avanzata dei Turchi che cercavano di conquistare l’isola di Candia, l’odierna Creta.

Le scarse notizie che si raccolgono sono quelle delle visite pastorali dei Vescovi di Bergamo, esempio la visita del Cardinal Carlo Borromeo, del 1575, quella del 1676 in cui viene dato il resoconto delle anime il quale ne conta 90. Nell’anno 1700, la popolazione è scesa a 62 anime, nel 1919 a 40, lo spopolamento continua ed a oggi non si conta che una decina di abitanti residenti solo nei periodi estivi perché nella stagione invernale non vi è più nessuno. Le vecchie case, tipiche cascine delle montagne Bergamasche, sono circa una decina e sono dislocate abbastanza distanti le une dalle altre. Alcune sono crollate e si possono vedere ancora i ruderi, altre sono state recentemente riattate ad uso abitazione estiva e solo due sono abitate per la maggior parte dell’anno: la Cascina Adobati e la Casa che fu dei nobili Minelli, quest’ultima con un certo gusto architettonico eretta nel “500”, tipica costruzione signorile con una stranezza: vi si scorgono ancora le scritte di vecchi proverbi bergamaschi.

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