Museo San Martino

Museo d’Arte Sacra San Martino


Piazza Italia, 8 – 24022 Alzano Lombardo (Bg)
Il Museo d’Arte Sacra San Martino è ospitato nell’antico ex Palazzo Pelliccioli, attiguo alla Basilica. L’edificio, che fu anche residenza comunale dal 1866, entrò a far parte delle proprietà parrocchiali con l’ acquisto da parte del parroco Cesare Patelli nel 1953; egli aveva già maturato, all’epoca, l’intenzione di allestirvi un museo d’arte sacra, per esporre il tesoro ed il ricco patrimonio artistico della Basilica. Il museo, dopo un lungo intervento di restauro che ha coinvolto sia il Palazzo (1995) che le tre Sagrestie, è stato inaugurato con pubblica cerimonia nel 1994.
All’esterno il Museo mantiene le caratteristiche del palazzo nobiliare seicentesco, articolato su tre livelli -un piano terreno, un piano nobile ed un mezzanino- distribuiti attorno ad una piazza centrale (Piazza Partigiani). Il percorso espositivo è organizzato in 14 sale, che si offrono al visitatore con pregiati oggetti d’arte scultorea, orafa, magnifici dipinti, arredi e strumenti, usati nella liturgia sacra, ripercorrendo l’iter della nascita e dello sviluppo della Basilica, dalle origini fino ad oggi. Parte integrante di tale percorso sono le tre Sagrestie, i corridoi, i vani dove sono esposte opere, tavole etimologiche e schede, per una comprensione più approfondita delle vicende e degli artisti che hanno lavorato nel cantiere di Alzano Maggiore. Il museo si propone al visitatore come una raccolta viva ed in crescita; a tal fine sono state organizzate, al piano terreno, alcune sale per l’attività didattica, per riunioni e conferenze d’argomento sacro ed artistico, come il salone Paravisi (ex San Martino) e la sala didattica Patelli. Il piano terreno ospita poi la direzione, la biglietteria ed il book-shop. Salendo lo scalone d’onore, sulla cui parete portante domina la tela La benedizione di Balaam di Giovanni Raggi (dipinta per la Cappella del Rosario nel 1767 e poi sostituita con le nuove commissioni ottocentesche), si giunge al piano nobile del palazzo, che è articolato in tre braccia. Nelle prime tre sale, aperte una nell’altra in successione, sono presenti artisti come Antonio Marinoni con un Sant’Antonio Abate; Gian Paolo Cavagna con la tele dell’Adorazione dei Magi e della Trinità e i disciplini bianchi; Carlo Ceresa con i Santi Giovanni e Maddalena. Dalla II si accede poi alla sala dove è esposto il San Cristoforo di Jacopo Tintoretto (sala IV) restaurato nel 2002. Un secondo ramo del piano nobile ospita le successive sale V- VI – VII, che espongono il ricco patrimonio dell’arredo liturgico, il Tesoro, rappresentato da calici, ostensori e croci. Tra gli oggetti più preziosi, traviamo il calice donato da mons. Balduzzi nel 1923, forgiato sul modello del pulpito della Basilica; la croce cinquecentesca in argento, con stemma visconteo, ed il prezioso reliquiario eburneo di San Martino (1960 ca.). Il terzo braccio del museo è costituito da altre tre sale, disposte lungo il corridoio alle spalle dello scalone, che ospitano dalmatiche, piviali, stole (IX e X) e la pala preziosa di San Pietro Martire di Palma il Vecchio (VIII). Sulla scala che ricongiunge il piano con l’ingresso, in fondo al corridoio, si può ammirare l’opera di Enrico Albricci con Giaele uccide Sisara, dipinta, come le tela del Raggi, per la Cappella del Rosario nel 1767. Il secondo piano (il mezzanino del Palazzo) è costituito da quattro sale di recente allestimento: la sala XI, che ospita Il Calvario in legno di Beniamino Simoni, un vero e proprio “Monte sacro” in miniatura, realizzato seguendo la vena popolare delle sacre rappresentazioni delle regioni settentrionali d’Italia. Seguono le sale XII e XIV, dedicate alle famiglie Fantoni e Caniana, e la sala XIII, un vano aperto, che ospita una postazione informatica da cui si può accedere al sito del museo. Sono le ultime sale sistemate ed allestite per essere dedicate alle due famiglie di ebanisti-scultori ed architetti, che hanno dato lustro al cantiere di Alzano Lombardo nel Settecento. Questi maestri sono ricordati con opere rappresentative della loro intera attività, cominciando dai calchi dei medaglioni originali del pulpito, opera di Andrea Fantoni, per arrivare ai progetti di Giovan Battista Caniana per la seconda Sagrestia ed altri progetti realizzati per i cantieri del territorio della provincia.

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