Storico Culturale

Alzano nei secoli: un percorso storico culturale attraverso le vie

Percorrendo il sentiero che anticamente collegava Bergamo con i centri minerari di Zogno, Dossena, Lenna e che costituiva un insostituibile valico per raggiungere la “Cà S. Marco” in alta Val Brembana e superare quindi le Alpi possiamo capire le origini della storia di Alzano, in principio costituito da uno sporadico gruppo di case, arroccate sulla collina in direzione S. Pietro – Nese – Olera – Brumano. Della località S. Pietro passava la via diretta ai centri minerari della Val Seriana tra cui Gromo e Schilpario.

I Romani arrivarono nella bergamasca all’ inizio del II sec. a.C. incominciando la centuriazione del territorio di pianura e facendo di Bergamo un “municipium” per poi proseguire nell’ esplorazione ed occupazione delle Valli di cui apprezzarono e sfruttarono le ricche miniere (Ravazzi, C., Alzano una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985 pag. 5). Il nome di Alzano ha infatti origine in quest’epoca perché questa terra fu assegnata alla Gens Alicia, i cui componenti vennero ad abitarvi iniziandone la colonizzazione. Da qui ha origine il nome di “Predium Alicianum” che divenne poi Alexano ed infine Alzano (Mandelli, A., Alzano nei secoli (storia dell’antica comunità alesana), Cattaneo, Bergamo, 1959 ). Dopo la caduta dell’ Impero Romano, in questo territorio, ci fu un succedersi continuo di invasioni barbariche: gli Unni, i Visigoti, i Longobardi e i Franchi.Nel periodo comunale si scatenarono poi cruente lotte tra guelfi e ghibellini in tutta la valle; quindi sorsero dei fortilizi in difesa delle abitazioni e delle vie di comunicazione: ne è un esempio la località chiamata “Castello”, anche se non si può ancora parlare di un vero e proprio sistema di difesa come già avevano paesi più importanti, infatti Alzano non si trovava su una strada militare, ma era solo un luogo di transito. Dagli Statuti Cittadini di Bergamo, del 1265, sappiamo che Alzano era sotto la giurisdizione della Porta S. Alessandro, ma manteneva una certa autonomia amministrativa, mentre per il servizio religioso dipendeva dalla pieve di Nembro. Il paese raggiunge una vera autonomia comunale solo intorno al 1300. Lo stemma del comune di Alzano era uno scudo con lo sfondo azzurro, su cui era rappresentato il giglio di Francia ( simbolo degli Angioini, protettori della parte guelfa) e sopra un pettine a cinque punte, segno dell’industria della lana che fu l’ attività più importante ad Alzano in quel periodo.

 Oggi, passeggiando tra le vie, possiamo notare alcune interessanti testimonianze  storiche. Il nucleo antico di Alzano Maggiore è il vecchio palazzo del comune: Il “Porteghèt”, costruito intorno al 1336, simbolo della libertà acquisita in età comunale; intorno a questo ruota tutto il centro abitato, con Via Fantoni, Via San Pietro e Via Salesiane dove troviamo vari edifici del ‘400. In un secondo momento si sviluppò Piazza Italia, con la chiesa parrocchiale di S. Martino e le contrade della Cava e della Costa con le ricche case nobiliari e borghesi della attuale Via Mazzini. Rimasero invece separati dal resto del paese il quartiere di San Pietro, arroccato intorno alla omonima chiesa e Nese. Decaddero a partire dal tardo ‘500 a causa dell’ apertura della nuova strada per la Valle Brembana le frazioni di Brumano e Olera anche se quest’ultima, che recentemente ha beneficiato di vari interventi di restauro, merita senz’ altro una visita: la vecchia chiesa parrocchiale, abbandonata, è di epoca romanica; la nuova chiesa di S. Bartolomeo risale invece al XV secolo, ma fu ricostruita in forme neogotiche nell’800 ed è nota soprattutto per il polittico di Cima da Conegliano che ospita. Intorno alle due chiesette, l’antico borgo è costituito di case di pietra vicine tra di loro e separate da stretti vicoli dove le macchine non riescono a passare, le abitazioni sono tutte in pietra dura e calcarea, ricavata da vicine cave e danno al piccolo paese un aspetto caratteristico d’altri tempi. Percorrendo un itinerario storico attraverso Alzano, si nota che il nucleo antico del paese presenta una conformazione tipicamente medievale: strade strette, piazze piccole, case che si sviluppano in altezza edificate in pietra grezza locale o con i ciottoli del vicino fiume. Se pensiamo al periodo in cui nacque il borgo, dobbiamo immaginarlo circondato da mura: prima rozze palizzate e terrapieni, poi intorno al XIV secolo edificate in muratura con torri e porte. E’ il periodo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini ed Alzano sente il bisogno di fortificarsi. Nei punti strategici delle mura erano poste delle torri che si presentavano come costruzioni massicce ed imponenti, merlate, quasi completamente prive di finestre, solo con piccole feritoie, arciere o balestriere. L’unica torre che ha conservato il suo aspetto originario si trova sul ponte della Seriola (Cortinovis, M.R.,  Alzano  una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985) .E’ del XIII secolo, nel 1840 fu probabilmente abbassata, ed è stata ristrutturata nel 1978. Le altre torri si individuano difficilmente nelle case in cui sono inglobate, una si trova in Piazza S. Pietro: ora è una abitazione, ma ancora si riconosce la struttura quadrangolare della vecchia torre con pietre bugnate agli spigoli. A fianco, ormai irriconoscibile, si ergeva un’ altra torre simile. “Il Castello” , che si trova sopra San Pietro, non presenta invece l’aspetto di una fortezza, ma ricorda in alcuni particolari una ricca abitazione, i suoi primi proprietari furono infatti gli “Alzani”, la più antica famiglia del paese. Costruito nel XVI secolo è un tipico esempio di architettura rustica medievale (Cortinovis, M.R.,  Alzano  una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985).

 Il ‘300 fu caratterizzato dalle lotte tra le fazioni di Alzano e Nese che devastarono il territorio, mentre nel ‘400 avvennero i saccheggi da parte del condottiero Facino Cane al servizio dei Visconti e di Bartolomeo Colleoni (Cortinovis, M.R.,  Alzano  una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985 ).

Il ‘400 è il secolo in cui la Bergamasca vede la dominazione veneziana, che fu accolta da tutta la popolazione con grande sollievo in quanto i Veneti lasciarono una discreta libertà ai territori sottomessi: anche l’ amministrazione comunale non venne cambiata e la chiesa di S. Martino, che fino al 1457 era stata soggetta alla Pieve di Nembro divenne autonoma. Le lotte però non erano finite: nel 1500 Tedeschi, Francesi e Spagnoli arrivarono nella Bergamasca uccidendo e rubando, e lasciarono la popolazione nella miseria più assoluta. Gli Alzanesi si rifugiarono sui monti, facendo nascere l’abitato di Monte di Nese, mentre le famiglie più ricche di commercianti e artigiani, alcuni dei quali arricchiti dalle guerre, si trasferirono oltre la roggia facendo accrescere il valore delle antiche contrade della Costa e della Cava con  la costruzione dei loro palazzi signorili tuttora visibili e abbandonando così il vecchio centro di San Pietro. Era il periodo della riforma protestante. Anche Alzano risentì delle idee riformistiche e alcune persone furono sospettate di eresia. Dopo la grande carestia degli anni 1627-30, un altro flagello che colpì Alzano fu la peste del 1630 che causò innumerevoli vittime. Con la Rivoluzione Francese l’ Italia entrò a far parte della Repubblica Cisalpina ed anche ad Alzano si festeggiò questo avvenimento. Con la caduta di Napoleone, la Bergamasca passò dal Regno Italico alla dominazione austriaca ed entrò a far parte del Regno Lombardo -Veneto  fino al 1859, anno in cui la seconda guerra d’indipendenza determinò per gli Alzanesi l’inizio di un nuovo capitolo di storia; molti di loro, indossata la camicia rossa dei volontari garibaldini, combatterono valorosamente per la liberazione della patria. Dopo la proclamazione del Regno d’ Italia, le leggi comunali furono rinnovate e nel 1866 Alzano  Maggiore ebbe il suo primo sindaco (Cortinovis, M.R.,  Alzano  una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985) . Anche le guerre mondiali videro la partecipazione di numerosi alzanesi, molti dei quali persero la vita sui vari fronti. Alzano, come tutta l’ Italia uscì stremato dalla Seconda Guerra Mondiale e quindi fu necessaria una riorganizzazione sociale ed economica da cui derivarono la fondazione di nuove scuole, centri sportivi, strade e servizi di cui il paese, che sempre più densamente popolato è ormai una città vera e propria, gode anche ai nostri giorni.

 Dal XVI secolo in poi il paese, da chiuso borgo medievale si trasforma in una ricca borgata con dimore signorili. Ciò fu determinato dall’ apertura di molti opifici, lanifici, filande e filatoi. Le vecchie abitazioni in legno vennero sostituite da quelle in muratura. Via della Costa, l’attuale Via Mazzini, e Via della Cava, divennero le vie dove i ricchi commercianti costruirono i loro palazzi. Attualmente possiamo vedere nell’ edificio quattrocentesco che fu del Conte Locatelli alla Cava, il poco che rimane dell’ antico splendore: due volte a crociera, una volta stemmata, degli archi gotici ed alcuni soffitti con le travi in legno. Proseguendo a sinistra, in direzione di Piazza Italia incontriamo un palazzo del ‘600 con uno stemma sul portale: un agnello con vessillo, simbolo della famiglia cinquecentesca Agnelli de’ Vitali, che ospitò San Carlo Borromeo nella sua visita ad Alzano del 1575. L’abitazione di sinistra passò ai Caniana, abilissimi intagliatori e decoratori, nel 1753. Nell’ interno è infatti scolpito su un capitello lo stemma che probabilmente era dei Caniana. Qui si può ammirare il porticato a volte incrociate dove si trova anche un pozzo anteriore al XVII secolo, ed al primo piano degli affreschi attribuiti all’ Orelli. Camminando verso il centro del paese, troviamo al n.17 un palazzo del XVI secolo, edificato dai Berlendis e divenuto nell’800 dei Pelandi, commercianti di lana. Si può notare il portale e la splendida facciata, mentre all’ interno si trova un cortile a forma trapezoidale con un porticato. Al n.22  si trova il palazzo signorile dei Mosca-Muttoni, famiglia in cui nacquero ben due cardinali, è un edificio della fine del XV secolo, ma fu parzialmente modificato nel XVI, resta l’androne originale ed il portone del XVIII secolo con lo stemma del cardinale, di cui si può vedere anche la lapide sepolcrale. Percorrendo la Via Mazzini, poco oltre la Basilica di S. Martino sul lato destro si trova l’abitazione dei Gritti – Morlacchi, dove si può vedere ancora lo stemma: due chiavi incrociate, mentre di fronte incontriamo l’altra casa dei Morlacchi, del XVIII secolo. Altro edificio degno di essere ammirato è il palazzo Pelliccioli, sede del Comune, situato alla Cava circondato da un parco verdeggiante, quest’ edificio venne innalzato nel  1670 circa dalla famiglia Pelliccioli del Portone (questo nome deriva dalla presenza di un portone che si trovava in questo luogo, sulla strada che da Alzano portava a Nese).Il palazzo venne poi acquistato dai co nti Zanchi e all’ inizio del ‘900 dalla famiglia Pesenti. Fu poi ristrutturato mantenendo le caratteristiche tradizionali del ‘600. E’ particolarmente interessante lo scalone principale e la sala consiliare con gli affreschi di G.B.Azzola (Cortinovis, M.R.,  Alzano  una guida, Biblioteca Comunale di Alzano Lombardo, 1985).

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